La rosa di Bakawali by Anonimo indiano

La rosa di Bakawali by Anonimo indiano

autore:Anonimo indiano [indiano, Anonimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: ObarraO
pubblicato: 2022-01-16T23:00:00+00:00


1. Poeta persiano (1315-1390).

XIV

Taj-ulmuluk, lanciato nell’aria da Jamila, cadde in un mare sconosciuto e, per effetto del moto ondoso, si trovò ora sul fondo, come una perla, ora in superficie, come la schiuma. Rimasto qualche giorno in questa situazione, fu gettato su una spiaggia in fin di vita, perché la mano di Azrael (l’Angelo della Morte) non torce subito il collo dell’uccello dell’anima degli innamorati.

Mentre il sole gli riscaldava il corpo, Taj-ulmuluk, riprese le energie, riuscì ad alzarsi e a camminare. Vide che si trovava in un’isola con abbondanti alberi da frutto. La percorse in ogni direzione e scoprì un giardino nel quale gli alberi avevano frutti simili a teste umane. A mano a mano che si avvicinava, quelle teste cominciarono e sghignazzare e a ridere, poi caddero tutte a terra. Dopo un’ora, altre teste simili comparvero sugli stessi rami. Il principe fu stupefatto e turbato da questo prodigio della potenza divina e lasciò il luogo. Si ritrovò poi in un giardino di melograni i cui frutti sembravano vasi di coccio. Li prese e li aprì. Ne uscirono uccelli dai bellissimi colori che volarono via. Quest’altro miracolo gettò il principe nuovamente nello stupore. Per tutto il giorno continuò a vedere fenomeni simili: gliene si presentavano continuamente di nuovi. Non sapeva come lasciare l’isola, ma alla fine raccolse con fatica alcuni rami d’albero, li riunì, li lanciò in mare e, invocando il nome di Dio, salì su quella specie di zattera. Dopo qualche giorno scoprì un’altra spiaggia, sbarcò e si trovò in mezzo a un deserto spaventoso. La notte, per paura degli animali feroci, salì sopra un albero, ma non era passata nemmeno mezz’ora che udì le onde fare un gran frastuono sulla costa a sud. Dapprima non vide nulla, ma ben presto apparve un enorme drago che venne proprio sotto l’albero su cui si trovava. Questa vista lo terrorizzò, perse la ragione e, fuori di sé, si strinse ai rami dell’albero. Il drago non tardò a vomitare un serpente e questi, a sua volta, una pietra così splendente che illuminava i boschi e le montagne a distanza di cento kos. Gli animali della terra e gli uccelli del cielo vennero a dibattersi davanti a essa e finirono per cadere privi di sensi. Allora il serpente li risucchiò con la forza del fiato e ne inghiottì la quantità necessaria per il suo sostentamento, poi riprese in bocca la pietra luminosa che aveva sputato e tornò tra le fauci del drago, che riprese la via per la quale era giunto. Il principe progettò di impossessarsi di quel gioiello e mentre rifletteva su come farlo, passando lungo la riva del mare vide una grossa zolla fangosa. La prese, la portò con sé e la sera salì sull’albero del giorno precedente. Puntualmente il drago arrivò e rifece le stesse cose del giorno prima; il principe spiò i suoi movimenti e quando giudicò fosse il momento giusto gettò la zolla sopra la pietra vomitata dal serpente. Avendola così ricoperta, tutta la foresta cadde nelle tenebre. Il serpente, cercando di fuggire, colpì con la testa alcune pietre e morì.



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